Autonomia
Per Socrate l’educazione ha come finalità aiutare l’altro ad avere cura di sè. Luigina Mortari, docente di epistemologia dell’Università di Verona, nel suo libro la Cura del Sè intende l’educazione come un atto volontario per dare forma al proprio tempo e realizzare il proprio Sè attraverso un’apertura alle possibilità dell’esperienza.
Insegnare, in questi termini, non è trasmettere la conoscenza, che si presenta frammentata e un in continuo divenire, ma stimolare la ricerca del sapere e quindi sostenere la curiosità di apprendere. La concezione di Educare l’altro ad avere cura di Sè, ci pone di fronte alla riflessione sull’autonomia.
Ma quando ci accorgiamo del bisogno di autonomia nei nostri figli?
Fin dalla nascita il bambino ha bisogno di contatto fisico per il suo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale. L’adulto risponde attuando comportamenti di cura e di gioco dando vita ad un ritmo di gesti e di parole per fornire attenzioni, coccole, limiti e regole. Con il contatto fisico il bambino si sente protetto, accolto, aggrappato e appoggiato all’altro. L’adulto che attua questi comportamenti in base ai segnali che riceve dal bambino, deve saper cogliere e riconoscere anche il bisogno di crescita e di autonomia. Quindi la cura del contatto fisico deve diluirsi nel tempo, per favorire il passaggio dal mondo fisico delle sensazioni al mondo del pensiero. Questo percorso permetterà al bambino di attivare il ricordo della mamma e della sua vicinanza per sentirsi sicuro.
Dai quattro mesi in poi è importante aprire lentamente la relazione genitori e figli lasciando spazio all’autonomia del bambino. Il riconoscimento di questo bisogno stempera nel tempo il conflitto che nasce dalla ricerca della propria individualità.
Perché è importante il gioco autonomo del bambino?
In un momento in cui la quotidianità è tutta da inventare sulla base di un passato recente in cui la vita dei bambini e degli adulti era altamente programmata e dove il tempo libero aveva uno spazio molto limitato, diventa ancora più difficile coniugare i bisogni di cura e relazione con quelli personali, soprattutto per quei genitori che devono lavorare a casa.
Questa situazione “straordinaria” che ha stravolto tutto ciò che era ordinario, ci impone di attuare diversi cambiamenti nella vita pratica di tutti i giorni. Per questo diventa importante creare momenti di gioco condiviso per rassicurare il bambino e contemporaneamente sostenere il gioco autonomo, non solo per sviluppare le abilità e riconoscere i bisogni e gli interessi dei bambini, ma in particolare per migliorare il benessere della relazione in famiglia.
Il gioco autonomo sviluppa nel bambino le capacità di gestire il tempo, scegliere le alternative per arrivare alla soluzione, sviluppare la concentrazione, regolare i flusso dei pensieri e il controllo degli impulsi. Questo ventaglio di abilità che il bambino apprende permette all’adulto di gestire i tempi di gioco e ritagliarsi spazi personali.
Per preparare il bambino a sviluppare, sostenere e riconoscere l’autonomia è importante allestire uno spazio in cui il gioco tra adulto e bambino si costruisce in un tempo definito ed esclusivo, con regole che favoriscono una comunicazione autentica e personale.
Se hai voglia di approfondire questo tema o di personalizzare le attività di gioco in base al temperamento, ai bisogni del tuo bambino e in relazione ai tuoi valori educativi, puoi richiedere un approfondimento con una consulenza inviandomi una mail.