Matisse e il laboratorio

Henry Matisse

Per l’artista la creazione comincia dalla visione. Vedere è già un’operazione creative ed esige uno sforzo. Tutto quello che vediamo nella vita di tutti i giorni subisce più o meno la deformazione generata dalle abitudini acquisite e il fatto è forse più sensibile in un’epoca come la nostra dove cinema, pubblicità e periodici ci impongono quotidianamente una valanga di immagini bell’e fatte, che sono un po’, nell’ordine visivo, come il pregiudizio nell’ordine mentale. Lo sforzo necessario per liberarsene esige una sorta di coraggio; e questo coraggio è indispensabile all’artista che deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta bisogna vedere tutta la vita come quando si era bambini; la perdita di questa possibilità vi toglie quella di esprimervi in modo originale, vale a dire personale”.

Lo scopo dell’educazione Gardner

“Lo scopo dell’educazione dovrebbe essere quello di rivedere le concezioni errate e gli stereotipi che, a quanto sembra, prendono corpo durante i primi dieci anni di vita. Ma nello stesso tempo l’educazione dovrebbe anche perseverare le caratteristiche più notevoli della mente infantile: il suo amore per l’avventura, la sua generatività, la potenza delle sue risorse e i suoi lampi di creatività e di flessibilità”

Gardner, 2009, Educare al comprendere pag 120

Jung, Musica e musicoterapia

Secondo Jung

“la musica non proviene dalla parte cosciente dell’anima e non si indirizza al cosciente, ma la sua forza emerge dall’inconscio e agisce sull’inconscio”.

L’inconscio non è dato a priori, non è statico, è un processo dinamico in continua evoluzione per questo la musica, meglio del linguaggio verbale, riesce ad entrare con più facilità in comunicazione con la profondità del nostro essere.

Questo grazie al suo potere di riportarci a molteplici significati (significato connotativo) 

la Lettura ad alta voce

Letture ad alta voce

Le storie, diceva Lewis Carrol, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, sono doni d’amore. E come tutti i doni di questo tipo funzionano in due direzioni. Arricchiscono chi li fa più ancora di chi li riceve. …Trasmettere storie è come trasmettere una parte di noi, quella parte che non aspetta altro che essere sollecitata, riscaldata e rifocillata. Quella a cui giacciono, inutilizzati, i linguaggi di cui spesso non sappiamo disporre. I linguaggi che ci servono per entrare nel mondo delle emozioni e dei sentimenti, quelli che la vita di tutti i giorni ci costringe a non usare”.

R. Valentino Merletti, Leggere ad alta voce, Mondadori 2006